Opera collettiva a cura di Anna Montella
112 opere da cui ne scaturisce una sola
L'Opera comprende, infatti, i contributi (ovvero un verso per ogni opera selezionata) opportunamente mescolati tra loro per un risultato armonico, dei 112 Autori selezionati e inseriti nell'Antologia "Tempus fugit - Le Stagioni della Vita" realizzata dal Caffè Letterario La Luna e il Drago negli ambiti della VII edizione del Premio Nazionale "La Luna e il Drago".
112 opere da cui ne scaturisce una sola
L'Opera comprende, infatti, i contributi (ovvero un verso per ogni opera selezionata) opportunamente mescolati tra loro per un risultato armonico, dei 112 Autori selezionati e inseriti nell'Antologia "Tempus fugit - Le Stagioni della Vita" realizzata dal Caffè Letterario La Luna e il Drago negli ambiti della VII edizione del Premio Nazionale "La Luna e il Drago".
Il vento sfiora con dolcezza i rami del prugno,
silenziosa sonnecchia la voce in soffitta.
Eraclito dal ponte sta a guardare la vita,
che fluisce lentamente.
La meridiana segna le ore
per carpire segreti al Vecchio Pittore,
quarti di calendario valigie di sogni
lo zefiro pettina un ricordo in vestaglia.
Lì si incontrano, si confondono, si fondono stagioni.
Giorni d’altri giorni che si mescolano alla sera.
Granelli di ricordi scorrono tra le mani
vola lontana l’anima di tutti i nostri ieri smemorata
stesa sull’orlo di salici ondeggianti.
Scenari incantevoli lievemente riaffiorano
su canovacci di vite vissute
filo sottile tessuto dentro un sorriso
spruzzi d’argento e risate
in superba vanessa la silente crisalide,
ricco mosto in dolce ambrosia.
Penso a quell’abito che non ho mai messo,
il mio autunno che porta i colori del sole
per illuminare il raccolto di lune fredde.
Se io penso che abbiamo respirato,
io e te insieme la stessa aria buona d’Aprile..
A quei tempi la vita andava adagio.
Ricordami gli anni che odoravano di fresco
dove le attese nei tempi rituali
danno la luce ad eterni splendori.
Indecifrabili cammini astrali
lungo linee parallele senza confine.
Aspetto un treno, la coincidenza ha un volto di nebbia.
Nella piccola chiesa dove un cero consuma la vita,
vorrei indugiare ancora nell’infanzia
di una cognizione adulta
lasciando in fermento l’animo nel tribolare d’affanno.
Tra la terra e il cielo un battito di ciglia.
Nel vetro incandescente del mio vivere
sogni ghiacciati e inutili in pire ardenti
che scivoleranno sui vetri della tua vita.
Gli alberi privi di frutti lasciano cadere le foglie
appassite, danzando dolcemente verso il suolo.
Mille emozioni riaffiorano come relitti nella corrente
quando l’affanno confonde il pensiero.
E’ un garrire assente di rondini non più incontrate.
Oscillo tra primavere imprecise
ed inverni che tardano ad arrivare,
i ricordi chiusi stretti in un pugno
come le nocciole che avrei voluto donarti
come rullino srotolato di pieghe del passato.
Affiorano trame e affanni di un vissuto.
Volano instancabili i minuti tra le soste,
della vita le stagioni sono cento primavere.
Dai silenzi celati nelle trame dei quadri,
dolce ti pare il maturar dell’ora.
Dita incrociate per essere felice domani,
è un leggero tocco che non infastidisce l’anima
ti mantengo qui, vicino ai miei doni.
Nel mio pugno, custode di saggezza,
un racconto a cucire gli intervalli del tempo.
Chi ne sa uno lo racconti, prima che il tempo passi.
Nel silenzio all’imbrunire vaga l’anima romita
il grigio dilaga su uno scenario in attesa
ed io che avanzo, giusta nel tempo e nel cammino.
Non rimpiangerò il vissuto inesistente.
Il presente mi restituisce immagini coerenti,
coralli fioriti come sul ramo il pesco
la vita tutta stesa tra le mani.
Corsaro mi è il tempo,
all’ultimo sfuggente sguardo,
sorrisi d’un tempo lontano
e il lessico gentile ed assonante.
Non conosco il tempo dell’attesa,
nel tempo che sbriciola brandelli di vita
siamo miele, siamo ali incerte,
frastuoni d’un tempo passato
l’eco è disoccupata.
Ci siamo sentiti personaggi
ma eravamo soltanto testimoni.
Testimoni di storie mai scritte
rapite da un soffio di vento.
Mai è per sempre istante dopo istante
tende verso il complesso la corda dei problemi,
che porta con sé dai grembi di conchiglia il cuore
ciò che hai scolpito nel grande foglio azzurro
dell'Universo.
A stento al bosco, la luna gli nasconde
la tua pallida luce è come argento.
Continuerò a tessere trame di desideri
con l’indomabile bussola dei sogni.
Io rimango abbracciata al grano
in un amore a scadere,
solchi profondi, sul viso, sono pagine scritte,
sfuggì il sogno all’animo desto
ch’ormai da tempo non dorme.
Il tempo cancella anche le stelle.
Non ho colto i fiori del mio giardino
lascio che li scolori il sole,
e intanto vedo crescere la rosa piantata lì per gioco
tutte le mie verità sono state ormai superate.
Una corsa senza traguardo, solo effimere soste,
le trasparenze ricamate di voci sibilanti
ammesso che qualcosa resti
quando il cielo ha divorato i nostri passi.
Fugge inesorabile il tempo, i minuti e le ore che afferri
ti sfuggono dalle mani.
Giù la sabbia grano a grano per l’imbuto,
il tempo passa onda dopo onda
e frugando nelle tasche, colgo la differenza.
Un ricordo appeso fuori, pensieri appoggiati
sul davanzale cadono a grappolo
guardo lo scorrere del tempo
ed invento note nel silenzio.
Nel tempo che tace, vedo rotolare i giorni
mi sono perso dentro la solitudine
regalatami in una cornice.
Intessendo tele di ragno, piccoli led cinesi illegali
si oppongono alle tenebre che incombono.
Gocce d’ambra scandiscono gli istanti
dove le ore covano.
Si accendeva una scintilla lieve
sulla tavola imbandita dalle ombre.
Traccio figure in tondo, in fondo,
e tremolanti orizzonti sfioro.
Quant'è complessa la pagina della vita…
Accarezzo i contorni e i dintorni
e una foglia si viene a posare
lusinga radiosa di un fiore che nasce a primavera.
Raccoglierò le mie stagioni
ne farò Ikebana in vaso di maiolica
rossa distesa custode di sogni.
Io, te e la lepre nel campo. Io, te e l’assiolo sul gelso.
Al tramonto, si accenderanno piano piano, nuove stelle.
Cammino tra i sentieri di primavera,
con la speranza di nuovi giorni,
la musica, il volo per altri lidi.
… L’Arcobaleno pennellava il cielo da levante a ponente.
Scalza a toccargli gli orli, correvo
con stille di vita conservate nella sete dei sogni.
Non ha, no, nessun senso rattristarsi per come s'è vissuto...
siamo un solo bagaglio su binari dilatati dal tempo
con la valigia stretta a spago.
Eppure è stata sinfonia, la vita…